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La comunicazione giraffa

La comunicazione giraffa

“Quello che desidero nella mia vita è l’empatia, un continuo scambio tra me stesso e gli altri basato su un reciproco darsi dal cuore” M.B.Rosenberg

Capita spesso che quando parliamo con qualcuno non ci sentiamo compresi e capiti nel nostro stato d’animo e nei nostri bisogni. Capita allora che reagiamo chiudendoci o reagendo con un atteggiamento difensivo che ha però come unica conseguenza un peggioramento del dialogo fino ad arrivare ad uno scontro verbale, ad un litigio.

Partendo da questo vorrei riflettere con voi lettori sull’importanza del modo in cui comunichiamo, non solo del tipo di linguaggio che usiamo; ma in modo più completo e profondo su tutto quello che ruota attorno alla comunicazione.

Le nostre generazioni sono state cresciute con un approccio di dialogo che si distanzia dal partire dall’empatia per entrare in relazione con qualcuno. Siamo stati abituati a dire quello che pensiamo senza tenere in considerazione i sentimenti altrui e questo genera spesso delle difficoltà comunicative.

A tal proposito volevo parlarvi della “comunicazione non violenta” o “comunicazione giraffa”, studiata da M.B. Rosenberg.

La giraffa è l’animale presente al mondo con il cuore più grande; è questa caratteristica che accumuna la giraffa alla comunicazione non violenta!

Essa infatti si basa sulla possibilità di comunicare partendo dalla nostra natura empatica senza lasciarci trasportare da altre condotte che ci portano a comportamenti strumentalizzati e “violenti”.

Il linguaggio ed il modo in cui viene usato, assume un ruolo fondamentale e determinante nello stabilire gli effetti di una comunicazione. Il modo studiato da Rosenberg di comunicare ancorandoci all’empatia è quello di usare il linguaggio seguendo i quattro passaggi del processo della comunicazione non violenta.

Prima di passare alla loro descrizione è utile riflettere che questo approccio è uno strumento che chiunque può acquisire per se stesso e le persone che lo circondano e che può portare dei benefici immediati nelle relazioni. Spesso, anche se non usiamo parole violente mentre comunichiamo, quello che diciamo causa dolore e sofferenza sia in noi che in chi ci ascolta. Per questo motivo è importante ancorarci alla nostra empatia anche nelle situazioni in cui dialogare non è semplice, riuscendo a rimanere consapevi e coscienti rispetto a quello che sentiamo e a ciò di cui abbiamo bisogno. La comunicazione empatica ci aiuta nel tempo a rimanere in ascolto sia dei nostri bisogni che a quelli altrui; questo ci allontana dal pericolo del giudizio e ci avvicina invece ad una comunicazione sincera e semplice che si fonda sul rispetto, l’attenzione e l’empatia.

Entriamo ora nel merito del processo della comunicazione non violenta e nei suoi quattro passaggi:

  1. Osservare: è fondamentale partire dall’osservare, con un atteggiamento di accoglienza, quello che sta accadendo in una data situazione senza avere un atteggiamento di giudizio o pregiudizio;
  2. Sentimenti: una volta che abbiamo osservato quanto sta accadendo è bene ascoltare che cosa sentiamo, cosa proviamo in quella situazione. Quali sentimenti stiamo provando? Gioia, tristezza, dolore, rabbia, amore..;
  3. Bisogni: una volta compreso il sentimento, o i sentimenti che stiamo vivendo, è bene non allontanarli, ma cercare di capire quali bisogni sono collegati a questo sentire;
  4. Richieste: nel momento in cui i primi tre passaggi sono conclusi, con un atteggiamento interiore di chiarezza ed onestà è il momento di porre al nostro interlocutore una richiesta precisa di quello che vorremmo.

Un esempio che può fare chiarezza rispetto ai quattro passaggi appena descritti potrebbe essere il seguente: una mamma, stanca dopo una giornata di lavoro dice al figlio: “ caro, quando vedo che finisci di divertirti con un gioco e questo rimane sul tavolo della cucina, mi sento nervosa perché avrei bisogno di avere più ordine. Potresti per cortesia riporlo nella stanza dei giochi?”

L’uso della comunicazione non violenta non è da intendersi solo rispetto a quello che noi comunichiamo, ma può essere un utile sostegno per aiutarci ad ascoltare con empatia anche quello che gli altri ci dicono. Il riuscire a rimanere in ascolto ed in osservazione di quello che accade mentre una persona ci parla, ci esprime un suo bisogno e ci pone una richiesta ci permetterà nel tempo di creare un flusso di comunicazione empatica che parte da noi ma si espande alle persone con cui ci relazioniamo.

L’uso della comunicazione non violenta si può spendere in molte aree, quella famigliare, quella lavorativa, quella aziendale, quella scolastica e più importante ci può essere d’aiuto nella gestione dei conflitti, affinchè essi possano essere un momento di scambio arricchente per le parti in questione.

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